L'impotenza di fronte al dolore del mondo: quando l'amore diventa la nostra risposta

Mi sveglio questa mattina con un peso al petto. Il mondo intorno a noi si sta consumando in una spirale di violenza e dolore che sembra inarrestabile. Le immagini che arrivano da Gaza sono di una crudeltà che spacca l'anima: padri che tengono tra le braccia i corpi senza vita dei loro figli, madri che urlano nomi che non riceveranno più risposta, una popolazione civile intrappolata in quello che molti osservatori internazionali hanno definito un genocidio.

I numeri parlano di una realtà devastante: secondo i dati più recenti, oltre 63.000 persone hanno perso la vita in questo conflitto, con la stragrande maggioranza di vittime palestinesi. Oltre il 90% delle abitazioni a Gaza è stato danneggiato o distrutto, lasciando milioni di persone senza un tetto, senza dignità, senza futuro. La fame è stata ufficialmente dichiarata per la prima volta nella Striscia, con più di mezzo milione di persone intrappolate in condizioni di carestia.

Di fronte a questa immensità di sofferenza, mi sento piccolo. Inutile. Impotente.

Il peso dell'inazione

Questa mattina ho visto le immagini della flotta umanitaria partita da Barcellona, con attivisti come Greta Thunberg che hanno scelto di mettere il proprio corpo tra l'indifferenza del mondo e la disperazione di un popolo. Li ho guardati partire e per un momento mi sono chiesto: "Dovrei essere lì anch'io?"

La risposta è arrivata immediata, mista a paura e a una forma di onestà che non sempre voglio ammettere: no, non dovrei essere lì. Non perché non mi importi, non perché non senta il dolore di quelle madri che piangono i loro figli. Ma perché quella non è la mia battaglia, non è il luogo dove posso dare il mio contributo migliore.

C'è qualcosa di profondamente umano in questa sensazione di inadeguatezza. Quando il male del mondo ci travolge con la sua magnitudine, quando le ingiustizie sono così evidenti e noi così piccoli, la prima reazione è spesso il senso di colpa per la nostra inazione. Ma forse è proprio qui che dobbiamo fermarci a riflettere.

Il dono nascosto di ciascuno

Ogni persona che conosco porta dentro di sé un dono unico, una forma di amore che sa esprimere meglio di chiunque altro. C'è chi sa stare sulle navi umanitarie, chi sa scrivere reportage che scuotono le coscienze, chi sa curare le ferite dei corpi e delle anime, chi sa costruire ponti dove altri vedono solo muri.

Il mio dono, ho capito, è un altro: so parlare d'amore, so riconoscere e curare l'amore tossico che avvelena le relazioni umane. So aiutare le persone a ritrovare la connessione perduta con se stesse e con gli altri. Non è poco, non è meno importante. È semplicemente diverso.

Perché alla radice di tutte le guerre, di tutti i genocidi, di tutte le atrocità che l'umanità sa compiere contro se stessa, c'è sempre la stessa, tragica assenza: la mancanza d'amore. Non parlo dell'amore romantico, zuccheroso, delle canzoni pop. Parlo dell'amore come riconoscimento dell'altro, come capacità di vedere nell'essere umano che abbiamo davanti la stessa dignità che riconosciamo in noi stessi.

L'amore come atto rivoluzionario

In un mondo dove l'odio sembra fare più rumore, dove la violenza conquista le prime pagine e l'indifferenza regna sovrana sui social media, amare diventa un atto rivoluzionario. Non è un sentimento passivo, non è buonismo da anime belle. È una scelta quotidiana, faticosa, che richiede coraggio.

Amare significa guardare negli occhi quel collega che non sopportiamo e decidere di cercare il bene che c'è in lui. Significa ascoltare davvero nostro figlio quando ci parla, invece di fingere mentre scorriamo lo smartphone. Significa perdonare chi ci ha fatto male, non per lui ma per liberare noi stessi dal veleno del rancore.

Ogni volta che scegliamo l'amore invece dell'indifferenza, la comprensione invece del giudizio, la connessione invece dell'isolamento, stiamo piantando un seme in un mondo che ne ha disperatamente bisogno. E questi semi, piano piano, cambiano il terreno stesso su cui cresciamo.

Il potere nascosto dei piccoli gesti

Se hai amato almeno una persona oggi - davvero amato, con presenza e autenticità - hai già compiuto il tuo atto rivoluzionario. Hai già dato il tuo contributo per un mondo migliore. Non è retorica, non è consolazione per chi non sa fare "cose importanti". È la verità più profonda che conosco.

Un abbraccio sincero può salvare una giornata. Una parola gentile può cambiare l'umore di uno sconosciuto. Un perdono può spezzare catene che si tramandano da generazioni. Una mano tesa può essere l'inizio di una nuova speranza.

In questo momento, mentre scrivo, ci sono migliaia di persone che stanno scegliendo l'amore nelle forme più diverse: un medico che sta curando un paziente difficile con la stessa dedizione di sempre, un insegnante che sta credendo in un bambino che nessuno comprende, una madre che sta perdonando l'ennesima marachella di suo figlio, un figlio che sta chiamando un genitore anziano solo per sentire la sua voce.

Il coraggio di non essere eroi

A chi si sente inerte, incapace di fare la differenza in un mondo che sembra andare a pezzi, voglio dire questo: non lo siete. Ognuno di noi ha un disegno, un posto nel grande mosaico dell'esistenza. Non tutti siamo chiamati a salire su navi umanitarie o a manifestare nelle piazze. Il vostro posto può essere molto più vicino: nella vostra famiglia, nella vostra comunità, nel vostro lavoro.

C'è bisogno di eroi, certo. Ma c'è anche bisogno di persone normali che ogni giorno scelgono di essere un po' più umane. C'è bisogno di chi cura i dettagli dell'amore quotidiano, di chi mantiene accesa la fiamma della compassione nei luoghi più comuni.

Non sottovalutate il potere trasformativo della vostra normalità. In un mondo che spesso sembra impazzito, essere normalmente, costantemente, quotidianamente amorevoli è già un miracolo.

Un messaggio che deve camminare

Scrivo queste parole perché sento che questo messaggio deve uscire da me, deve camminare nel mondo, deve raggiungere altre persone che oggi, come me, si sentono piccole di fronte all'immensità del dolore che ci circonda.

Non ho soluzioni magiche per fermare le guerre. Non ho ricette per eliminare l'odio dal cuore degli uomini. Ma so questo: ogni volta che scegliamo l'amore, il mondo diventa un posto un po' migliore. Ogni volta che curiamo l'amore tossico che ci abita, liberiamo spazio per un amore più sano. Ogni volta che trattiamo l'altro con la dignità che merita, piantiamo un seme di pace.

Oggi è il 2 settembre 2025. Mentre a Gaza continua la sofferenza, mentre nel mondo si consumano ingiustizie che spezzano il cuore, io scelgo di credere nel potere trasformativo dell'amore quotidiano. Scelgo di credere che la mia piccola parte - curare l'amore tossico, insegnare l'amore sano - sia importante quanto quella di chi combatte in prima linea.

E se anche una sola persona che legge queste parole deciderà di amare un po' di più oggi, allora questo messaggio avrà compiuto il suo miracolo silenzioso.

Il mondo ha bisogno di tutti noi, ognuno al suo posto, ognuno con il suo dono. Il mondo ha bisogno del tuo amore, nella forma unica in cui tu sai darlo.

Non è poco. È tutto.

Davide Raia

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